Ogni anno in Italia sono oltre 50.000 i nuovi casi di cancro della mammella che vengono diagnosticati. Nonostante questo dato negli ultimi anni si è registrata una lenta ma costante diminuzione della mortalità causata dal tumore al seno, le diagnosi diventano sempre più precoci e la possibilità di una guarigione completa è in costante aumento.
Molti dei fattori che portano al rischio di contrarre un tumore al seno sono stati identificati e studiati. Oggigiorno siamo in grado di fare una distinzione tra due categorie di fattori, i modificabili e i non modificabili. Tra i primi individuiamo, ad esempio, un non corretto o dannoso stile di vita: un’alimentazione povera di vitamine e antiossidanti (contenuti in frutta e verdura), un aumentato consumo di acidi grassi di origine animale, il fumo ed una ridotta attività fisica. Tra i non modificabili invece troviamo l’età e i vari fattori genetici.
Esistono inoltre alcuni fattori legati agli assetti ormonali della donna che possono aumentare il rischio di tumore del seno, come una lunga durata del periodo fertile (prime mestruazioni molto precoci e menopausa tardiva), assenza di gravidanze e un allattamento molto ridotto nel tempo.
Ricordiamo infine che una percentuale dei tumori al seno compresa tra il 5 e il 7% è di tipo ereditario. Questo significa che presenta uno sviluppo legato alla mutazione di due geni denominati BRCA1 e BRCA2 (Breast Cancer Type protein).
Prevenzione primaria e secondaria
La prevenzione primaria (che serve ad evitare lo sviluppo della malattia) passa quindi dalla correzione dei propri stili di vita, dall’assunzione di abitudini salutari quali una dieta equilibrata e ricca di fibre, vitamine, antiossidanti e povera di grassi di origine animale, e dallo svolgere attività fisiche regolari, ancor meglio se di tipo aerobico.
La prevenzione secondaria invece (la diagnosi precoce) può iniziare già dopo l’adolescenza, a partire dai 20 anni di età con un esame semplice, economico e valido: l’esame con l’autopalpazione della mammella. Tale esame dovrebbe essere eseguito ogni quando possibile o comunque almeno una volta al mese, meglio se una settimana dopo la fine del ciclo mestruale. Questa manovra è importantissima in quanto quasi l’80% dei tumori del seno si manifesta come nodulo e spesso risulta palpabile.
L’importanza della autovalutazione
Per completare in maniera corretta questo semplice esame sarebbe opportuno prendere familiarità con la forma e le dimensioni delle proprie mammelle. Queste solo raramente sono uguali tra loro e quindi diventa importante cercare di identificare qualsiasi alterazione del contorno, della superficie o una modifica della morfologia dei capezzoli.
Queste valutazioni devono essere eseguite di fronte ad uno specchio, dapprima con le braccia tese lungo i fianchi, quindi contraendo i muscoli pettorali spingendo i palmi delle mani uno contro l’altro all’altezza dell’ombelico. Infine di profilo, sollevando le braccia in modo da controllare anche la zona del seno che si continua con la parte anteriore dell’ascella.
É necessario eseguire la palpazione vera e propria esaminando una mammella alla volta, portando la mano del lato opposto dietro la nuca. L’esame va fatto con la mano aperta, a dite estese ed unite, esercitando una lieve pressione sulla ghiandola e cercando di individuare qualsiasi massa o indurimento anomali. Deve essere esaminata tutta la mammella (basta immaginare di suddividerla in 4 quadranti) senza dimenticare il complesso areola-capezzolo e la zona tra seno e ascella.
Qualsiasi alterazione riscontrata durante questo esame va comunicata al più presto al proprio medico di fiducia, al ginecologo o ad un senologo. É importante sottolineare inoltre che è bene non allarmarsi prematuramente in quanto l’alterazione potrebbe riguardare una condizione benigna.
Per una corretta diagnosi precoce contro il tumore al seno è necessario continuare con:
- una visita clinica annuale per le donne sopra i 25 anni di età
- una mammografia di controllo secondo le indicazioni delle linee guida (annualmente dopo i 50 anni)
- eventualmente un esame ecografico o una visita senologica
– Dott. Claudio Bravin