[vc_row][vc_column][vc_column_text]Spesso sentiamo parlare di medicina personalizzata e terapie su misura come ultima frontiera della farmacologia, ma quanto può essere orientata al paziente una terapia medica, soprattutto quando si parla di malattie gravi?

Sembra che una risposta possa arrivare dai ricercatori italiani dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’IRCCS Centro di riferimento oncologico di Aviano. Questi hanno messo a punto un nuovo metodo per tenere monitorata, in tempo reale, l’efficacia di due farmaci chemioterapici.

Mezza goccia è tutto quello che serve

Il segreto alla base di questa nuova tecnica consiste nell’analizzare 125 milionesimi di litro di plasma del paziente (mezza goccia) alla ricerca del farmaco da studiare. La quantità di molecole del principio attivo nel campione permette di capire se la dose assunta dal paziente sia insufficiente e quindi non efficace o eccessiva e quindi potenzialmente dannosa. Ciò permette di modificare la posologia per ottenere la miglior risposta biologica possibile.

Per riuscire in questo intento esiste un metodo di analisi elettrochimica. Questo metodo consente di misurare con precisione la concentrazione delle molecole di farmaco evitando le interferenze con altri elementi chimici. L’evoluzione di questo progetto prevede la possibilità di trasferire queste analisi da complessi laboratori di biochimica direttamente al letto del paziente. In questo è possibile decidere in tempo reale la quantità di farmaco da somministrare.

L’importanza di questa scoperta risiede nel fatto che l’organismo di ogni paziente reagisce alla somministrazione del farmaco in maniera diversa. Ciò ne rende efficace una percentuale sempre differente a causa di complessi processi di assorbimento e farmacodinamica. Con questa nuova tecnica invece la percentuale di farmaco biologicamente attiva potrà sempre essere mantenuta a livelli ottimali con una chiara ricaduta positiva sulla malattia da trattare.

Il futuro è vicino

Ad oggi questa tecnica sperimentale si applica a due farmaci: Imatinib, utile nella terapia di alcune forme di leucemia, e Irinotecan, un antitumorale utile nel curare i tumori del colon-retto. La stessa metodica potrebbe però essere facilmente applicata a tutti i farmaci che necessitano di uno stretto monitoraggio al fine di migliorare la prognosi del paziente.

Per riuscire a rendere questa nuova invenzione uno strumento utile a tutti i pazienti che ne abbiano bisogno ci vorrà ancora del tempo. Il brevetto è tuttavia depositato e le premesse sono più che ottime.

 

 – Dr. Claudio Bravin

 

Leggi anche:
Liposarcoma. Di cosa si tratta e come riconoscerlo Scopri di più, clicca qui.

Condividi questo articolo!

Ultimi articoli