L’Italia è un Paese in cui il consumo e l’assunzione di farmaci è in continuo incremento. Farmaci e medicinali in genere contribuiscono a migliorare la qualità della nostra vita ed ad aumentarne la durata. Per questo motivo, e per incentivare una donazione sempre consapevole e responsabile, è fondamentale che anche il donatore di sangue indaghi sul consumo di farmaci.
Perché si indaga?
Innanzitutto per ottenere un indicatore di eventuali patologie nel donatore. Queste infatti costituiscono una limitazione alla donazione stessa, in quanto rischiosa per l’avisino. Patologie cardiologiche, del SNC, gastrointestinali, endocrine, gravi BPCO potrebbero infatti accentuarsi a causa dello stress da prelievo.
Inoltre la salute del ricevente deve essere pienamente tutelata, per esempio da infezioni batteriche di un donatore in antibioticoterapia, dall’assunzione di farmaci teratogeni in una donna in gravidanza che potrebbe necessitare di una trasfusione, dall’introduzione di ormoni in un organismo che non ne necessita od ancora da reazioni allergiche.
Infine i farmaci possono influire sulla qualità degli emocomponenti, come l’acido acetilsalicilico (aspirina), che ha potere antiaggregante.
Cosa deve fare allora il donatore avisino?
Il compito del donatore avisino è quello di assumere la terapia prescrittagli dal proprio MMG o specialista e dichiararla chiaramente al medico Avis di selezione (anche compilando onestamente il questionario ricevuto prima della donazione), eventualmente portando con sé il blister o la confezione dei farmaci assunti, se non se ne ricorda il nome. In alternativa, o per qualsiasi dubbio, è possibile contattare Avis Provinciale Brescia, anche telefonicamente per chiedere informazioni al personale medico dal lunedì al venerdì alla mattina, al numero 030 3514411 oppure scrivere una mail a infosanitarie@avisprovincialebrescia.it circa un’eventuale sospensione dal prelievo.
In uno studio condotto presso il Brigham and Women’s Hospital di Boston, i risultati di un esame tossicologico eseguito sul siero di donatori sono stati confrontati con le informazioni raccolte nei questionari: circa l’11% dei donatori è risultato assumere farmaci non dichiarati. Nella maggior parte dei casi si è trattato di antidepressivi, per verosimile timore di stigma sociale.
L’obiettivo di un’associazione come Avis deve essere quello di promuovere la salute nella popolazione, quindi sia nel donatore che nel ricevente. Pertanto la donazione deve essere fatta in modo consapevole e responsabile.
Quando avviene una sospensione a causa dell’assunzione di farmaci?
La concentrazione di un farmaco nel sangue prelevato è ritenuta sicura quando scende sotto il 3-4% della concentrazione terapeutica. Nei farmaci teratogeni questa dovrebbe essere inferiore allo 0,000001% della concentrazione terapeutica. Per questo motivo sono state appositamente stabiliti i periodi di sospensione dal prelievo per wash-out dei diversi farmaci. Questi periodi di sospensione, a cui è necessario attenersi strettamente, variano a seconda della farmacocinetica, del tipo di donazione proposta ed emocomponente implicato.
Quindi quali sono le nuove norme per il donatore temporaneamente sospeso? Scopri di più, clicca qui.
La sospensione rischia di allontanare il donatore solo nel caso in cui esso non sia consapevole del suo fondamentale ruolo sociale, cioè quello di un eroe silenzioso, che tutela la salute pubblica, così come la propria.
– Dott.ssa Lara Pea