[vc_row][vc_column][vc_column_text]Che le sezioni comunali e Avis Provinciale vadano nelle scuole non fa più notizia. Sono anni che i volontari e i formatori del gruppo scuola accolgono visite delle classi nei Centri Prelievi o vanno a trovare i ragazzi nelle loro scuole. Negli ultimi anni si sono moltiplicate anche altre progettualità, che vedono Avis protagonista e – spesso – promotore di reti di associazioni di volontariato.

 

Solo negli ultimi anni Avis Provinciale ha partecipato al progetto “Brescia: città della solidarietà per tutte le età e tutte le culture” con AnteasCsv e Bimbo Chiama Bimbo. Quest’anno è in corso “Solidali. I giovani invitano i giovani alla solidarietà”, con Anteas e Anolf, per coinvolgere giovani di diverse culture con alle spalle positive esperienze di volontariato, che portano la loro testimonianza in classe: giovani che invitano altri giovani, dunque.

Perché andare nelle scuole con altre associazioni, che peraltro non sono affini alla donazione del sangue?

Perchè le scuole hanno una specifica Linea guida dell’area “Cittadinanza e costituzione”, finalizzata a stimolare i giovani ad orientarsi tra scuola, legalità, volontariato, salute, sport, cittadinanza scientifica, economica, culturale, europea. Qui trova spazio il volontariato, ambito privilegiato per la crescita dei giovani.

 

Nelle scuole la gratuità, l’impegno attivo e la solidarietà convivono dunque con la legalità, con uno stile di vita sano, con comportamenti orientati al benessere, con la prevenzione del bullismo, del disagio e della marginalità sociale. Quando le associazioni vanno nelle scuole, se sono serie, devono promuovere il volontariato, e non fare proselitismo per la singola associazione.

 

Promuovere il volontariato ai giovani può sembrare impresa scontata per chi fa educazione o è impegnato nelle associazioni. Non lo è invece, o non lo è abbastanza, perché i dati dimostrano che tanti, troppi giovani non hanno incrociato nella loro vita la solidarietà organizzata e si sono persi un’esperienza positiva per loro e per diventare cittadini. Non è scontato “come” fare promozione, né “a chi farla”, “quando”, “dove”, “con chi” e neppure “perché, per quali finalità”.

 

Un’occasione per fare e al contempo riflettere su questi interrogativi è giunta dal Progetto “Brescia: città della solidarietà per tutte le età e tutte le culture che Anteas, Osservatorio sul Volontariato di Università Cattolica del sacro Cuore di Brescia, Centro Servizi per il Volontariato, Avis e Bimbo chiama Bimbo Onlus hanno realizzato grazie al contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. É stata un’occasione preziosa per il territorio bresciano.

 

Fin da subito è apparso chiaro che per impostare interventi di promozione centrati sulle persone servano azioni diverse e integrate: attivare network tra organizzazioni di volontariato (ma non solo!), fare ricerca, ideare proposte educative innovative, coinvolgere le scuole, attivare i giovani, utilizzare tecnologie e nuovi media, formare chi – poi – accoglierà i giovani nelle associazioni. Il progetto ha investito su tutte queste aree nell’ipotesi che solo un approccio multistakeholder possa produrre impatti significativi per i giovani, con i giovani e con tutti gli attori del territorio. Si augura di interpellare educatori, insegnanti, volontari e ricercatori a confrontare i saperi pedagogici per andare avanti ancora.

 

Tanti giovani aspettano il nostro invito a fare volontariato e il volontariato attende loro.

Perché è importante iniziare a fare volontariato fin da piccoli? Clicca qui.

Condividi questo articolo!

Ultimi articoli