[vc_row][vc_column][vc_column_text]Per quanto tempo e in che quantità alcune sostanze, come la caffeina, rimangono in circolo nel nostro organismo e sono rilevabili nel plasma? La questione è una materia da sempre oggetto di studio. Conoscere la farmacocinetica, ovvero i processi metabolici dell’organismo su qualsiasi principio attivo, permette di comprendere alcuni aspetti del farmaco con potenziali ricadute sullo studio del plasma.

Gli studi sperimentali

Alcuni ricercatori statunitensi dell’Università dell’Oregon stanno portando avanti diversi studi sperimentali che sembrano promettenti nel campo dell’individuazione di sostanze farmacologicamente attive nel plasma. Sembra infatti abbiano sviluppato un test sensibile (ovvero capace di individuare una sostanza quando questa sia presente) e specifico (con bassa probabilità di risultati falsi positivi) per la determinazione della caffeina e di altri principi attivi (quali l’alprazolam, una benzodiazepina e il destrometorfano, un farmaco utilizzato contro la tosse) nel siero umano.

La tecnica utilizzata è piuttosto complessa ma prevede di studiare l’attività di un enzima, il citocromo P450, che nel fegato è responsabile dell’eliminazione delle sostanze dal circolo sanguigno. Analizzando con questa tecnica 18 campioni diversi di siero umano apparentemente puro, i ricercatori hanno individuato tracce di caffeina in tutti i lotti e tracce di alprazolam e destrometorfano in 13 e in 8 lotti rispettivamente. Lo studio è numericamente limitato ma si è dimostrato essere incredibilmente preciso e accurato.

Quali ricadute sul mondo della medicina trasfusionale?

I risultati ottenuti, sebbene siano sorprendenti, hanno un’importanza limitata per lo scarso campione analizzato ma potrebbero far nascere alcune considerazioni. Sappiamo che la presenza di caffeina nel siero non rappresenta alcun problema sanitario nell’ambito della medicina trasfusionale, ma questo non è valido invece per le altre molecole analizzate. La presenza di farmaci nel siero potrebbe infatti costituire un problema per i pazienti (riceventi) oltre che rappresentare un ostacolo essendo, a tutti gli effetti, contaminanti del siero che quindi non risulta essere puro.

Quali siano le ripercussioni di queste ricerche sul mondo della medicina trasfusionale è ancora troppo presto per dirlo; si conferma però ancora una volta l’importanza delle indicazioni e delle linee guida del Centro Nazionale Sangue che pongono l’attenzione sull’utilizzo dei farmaci nei donatori.

 

Per questo chiediamo sempre a chi desidera donare di non assumere farmaci nei giorni immediatamente antecedenti alla donazione secondo le linee guida e comunque di avvisare il medico di selezione in caso si avesse qualsiasi dubbio a riguardo. A tal proposito, invitiamo sempre a contattare la segreteria di Avis Provinciale Brescia per qualunque necessità.

 

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