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Comunicare bene l’Avis. Una necessità.

Sempre più frequenti oggigiorno sono le occasioni in cui il semplice “fare” non risulta essere sufficiente per il raggiungimento di un buon risultato. Se uno degli obiettivi primari di Avis è quello di comunicare i suoi valori verso l’esterno e di potenziare le proprie capacità di gestione, nelle riunioni così come nelle relazioni interne, appare allora evidente la necessità dell’Associazione di comunicare la propria visione correttamente ed in modo efficace, nelle scuole, tramite l’aiuto delle istituzioni, con gli enti e tutta la cittadinanza.

Proprio con questa mission nasce il progetto “Comunicare bene l’Avis”.

Comunicare? Possono farlo tutti. Farlo efficacemente solo in pochi.

Riportiamo di seguito l’esempio del calcio, utilizzato in ambito formativo e di facile comprensione.

 

Arrigo Sacchi, maestro di tale disciplina, per spiegare lo sport che egli stesso ha rivoluzionato, un giorno  disse: “A pallone possono giocare tutti, a calcio solo in pochi”.

Questa affermazione trova le sue radici nella consapevolezza che giocare a calcio è qualcosa di più che correre dietro ad un pallone. È uno sport che si basa su strategie, obiettivi, studio dell’avversario e capacità di adattamento. Così come lo sport calcistico anche la comunicazione, che rappresenta un tratto comune di tutti gli essere umani, deve essere fornita di vari ed aspetti per risultare efficace.

 

Infatti, come un bravo allenatore studia la squadra avversaria ed elabora schemi e strategie di gioco, anche un buon oratore deve essere in grado di elaborare la strategia migliore, partendo dalla consapevolezza che la comunicazione è fortemente influenzata dal contesto che co-determina il messaggio. Questo principio permette innanzitutto di capire quanto sia importante una conoscenza approfondita dei propri interlocutori ed il contesto in cui quest’ultimi sono inseriti, in modo tale da consentire successivamente di scegliere un registro linguistico consono, obiettivi realistici e strategie comunicative pertinenti.

Il feedback

Durante una partita di calcio un’allenatore deve essere in grado di cogliere la stanchezza dei suoi giocatori da alcuni segnali: una marcatura persa, un rincorsa non effettuata, così da ricorrere immediatamente ai ripari, magari sostituendo il giocatore stesso.

Proprio come l’allenatore, anche l’oratore deve essere attivo e perspicace, cogliendo i feedback che gli ascoltatori gli trasmettono. Il feedback infatti, che corrisponde al rimando e che può essere considerato un fattore di controllo della comunicazione, è un elemento fondamentale perché è proprio grazie ad esso che è possibile comprendere se quanto si comunica viene recepito chiaramente, risulta coinvolgente e convincente o meno.

 

Se colto e accettato quindi, il feedback può divenire un asso nella manica del relatore che, di fronte ad un’inefficacia comunicativa, potrà cambiare strategia in itinere. Ad ogni modo il feedback è utile come spunto da cui partire per pianificare la propria comunicazione futura. Inoltre può essere colto dalla comunicazione non verbale di chi ascolta.

Le tipologie di comunicazione

La comunicazione è composta infatti da un linguaggio numerico che ha come obiettivo lo scambio di informazioni e da un linguaggio analogico che serve invece a comprendere la natura della relazione e che quindi si compone delle emozioni e di tutto l’ambito della comunicazione non verbale. Affinché un messaggio venga recepito chiaramente dall’ascoltatore è quindi importante che il relatore tenga sotto controllo alcuni fattori: ambientali (rumori, luminosità), contenutistici (poca chiarezza, incisività), e fattori espositivi, ovvero la cura delle proprie espressioni verbali, fluidità e flessibilità linguistica.

 

Chi comunica deve saper comprendere quale possa essere la migliore tipologia di comunicazione da adottare. A tal proposito è importante sottolineare che esistono due tipologie comunicative fondamentali: quella privata e quella pubblica. La prima è fondata sulla persona, sull’individuo, è caratterizzata da tempistiche relativamente brevi e serve per il benessere del singolo; la seconda viene utilizzata da un soggetto che rappresenta un qualcosa che non riguarda il soggetto stesso. Proprio per questo aspetto la comunicazione pubblica risulta complessa da attuare e, di conseguenza, il soggetto che decide di utilizzarla deve necessariamente elaborare preventivamente un piano d’azione poiché quello di cui sta parlando non è relativo alla sua persona, ma, ad esempio, ad un’associazione o ad un’idea altrui. La comunicazione pubblica è poi fondata sul ruolo, ha tempi lunghi, ha una funzione di apertura informativa e serve il benessere sociale.

 

Come disse il filosofo e psicologo austriaco Paul Watzlawick: “Non si può non comunicare”.

Proprio in virtù di questo fatto appare evidente l’importanza di comunicare nel miglior modo possibile e di un allenamento costante per ottenere un risultato efficace, altrimenti il rischio che si corre è quello di giocare una partita persa ancora prima che l’arbitro abbia fischiato il calcio d’inizio.

 

Giulia Corti – Formatrice in Tirocinio per Progetto Scuola “Piacere Avis” 2018-19

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