Chi salva una vita, salverà il mondo
Una frase così bella non può certo essere mia, infatti l’ho sentita tempo addietro guardando il film “Schindler’s list”. Si tratta di un antico proverbio ebraico, di quelli che passano alla storia e conferiscono un senso nuovo alle cose che viviamo.
Non sono mai stato un eroe e non lo sono certo diventato ora. Quando mi iscrissi all’ADMO ero poco più che adolescente e pensavo di poter cambiare il mondo; adesso credo che solo tentare di fare qualcosa per migliorarlo sia già tanto.
Quando, a distanza di 15, forse 20 anni, sono stato contattato per verificare una possibile compatibilità, ho continuato a pensare che questa non si sarebbe mai tradotta in qualcosa di reale; quando, invece, la possibilità si è trasformata in certezza, la cosa ha preso tutta un’altra piega e la paura ha cominciato a farsi intravvedere.
Fortunatamente, accanto a me, ho avuto degli angeli custodi che mi hanno prestato le loro ali, specialmente la dott.ssa Carella e la dott.ssa Capucci, che con amore materno mi hanno sostenuto, accompagnato e incoraggiato; le infermiere del reparto di trapianto midollo osseo per adulti, una più gentile e attenta dell’altra, non hanno esitato nel dimostrarmi tutta la loro dolcezza. Il dott. Malagola si è dimostrato rassicurante e fiducioso, il dott. Ferremi ha dipinto l’esperienza nella sua palpabile serietà. I miei famigliari hanno fatto il resto, e li ringrazio per la pazienza e per il supporto.
Nel reparto trasfusionale ho sperimentato la professionalità dell’infermiera Teresa che, una volta terminata la raccolta, mi ha mostrato la sacca con le tanto agognate cellule staminali e mostrandomele mi ha sussurrato: “Queste sono pronte per essere consegnate al corriere venuto a prenderle e ora devono andare a compiere il loro dovere”. Non ho potuto trattenere le lacrime e la commozione è stata liberante e soddisfacente al tempo stesso. Quasi come quando sono nate le mie due figlie: è stato come generare una nuova vita!
A fianco del mio letto, durante la raccolta, c’era Fabio, un ragazzo di 33 anni, impegnato nel suo autotrapianto: quanta forza di volontà e quanti sorrisi mi ha donato in quelle interminabili 5 ore di convivenza; non potrò mai dimenticare la sua determinazione e la sua voglia di vivere.
Mia figlia di 7 anni, quando ho provato a spiegarle cosa mi apprestavo a fare, mi ha chiesto ingenuamente: “Ma se a te tolgono il midollo, chi te lo donerà, visto che non l’avrai più?”. Ha ragione, è davvero una bella domanda.
In realtà sono ancora tutto intero, nulla di me è andato perso, anzi, come diceva scherzando un dottore prima di affrontare la raccolta: “Dovevo stare attento perché nei giorni precedenti il grande evento, il mio valore era raddoppiato”.
L’esperienza ormai si è conclusa, adesso sono impegnato nel monitoraggio di rito, che pare andare tutto secondo manuale; ma ho imparato una cosa lungo tutto questo iter: la vita vince sempre, per fortuna.
Un sorriso!
– Gianluca, un donatore qualunque