Sulla rivista Nature Communications infatti è stato pubblicato uno studio che riporta come sarebbe possibile ricavare cellule staminali dal fegato per poi utilizzarle nella rigenerazione dell’organo stesso, riducendo quindi la necessità di trapianti.
I dati della ricerca
Analizzando gli epatociti fetali e di pazienti adulti i ricercatori hanno infatti identificato una popolazione cellulare che sembra avere le caratteristiche delle cellule staminali. Queste cellule potrebbero essere il fondamento per un nuovo universo di processi di medicina rigenerativa nella cura delle malattie del fegato fino ad arrivare a rappresentare un’alternativa al trapianto d’organo.
L’intuizione dei ricercatori è nata quando è stata riconosciuta una somiglianza tra alcune cellule epatiche umane e quelle che fino ad oggi erano state studiate nel ratto come in grado di presiedere ai processi riparativi del fegato. Si tratta di cellule dette “progenitrici” ovvero elementi in grado di maturare e differenziarsi solo per un numero finito di volte e solo verso un certo tipo di linea cellulare. Le cellule staminali propriamente dette invece possono replicarsi in maniera indefinita dando vita a tutti i sottotipi cellulari, come avviene nell’embrione. In particolare le popolazioni cellulari in grado di essere rigenerate sembrano due: gli epatociti e le cellule dei dotti biliari.
In uno studio condotto su roditori si è riusciti ad isolare le cellule progenitrici umane e inserirle sotto la capsula epatica di alcuni topi. Come risultato le cellule impiantate non solo si stavano moltiplicando ma stavano generando altri epatociti.
La scoperta sembra davvero promettente
Esistono tuttavia ancora numerosi ostacoli e difficoltà nel poter rigenerare un fegato umano per intero. Questa ricerca dimostra però quale sia la strada da percorrere.
Inoltre, questo studio può far sperare nella possibilità di isolare cellule staminali e riuscire a farle differenziare in qualsiasi tessuto in base alle necessità del paziente potendo virtualmente sostituire qualsiasi cellula danneggiata.
Attualmente è in programma uno studio scientifico dell’Università Sapienza di Roma che ha deciso di testare su 20 pazienti l’approccio delle cellule progenitrici epatiche. Su tre pazienti già trattati sembra che la procedura sia sicura ma i risultati devono ancora essere pubblicati.
Siamo quindi di fronte alla vera medicina rigenerativa che potrebbe anche aiutare a risolvere il problema della carenza di organi da trapiantare.
– Dr. Claudio Bravin