[vc_row][vc_column][vc_column_text]In questo difficile periodo dovuto al Covid19 la raccolta ed i trapianti di cellule staminali non si sono mai fermati.

La pandemia non ha fermato il Centro Aferesi e il Laboratorio di Manipolazione e Criopreservazione delle Cellule staminali emopoietiche (Cse) presso il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale. Non si è fermata la lavorazione, la crioconservazione delle cellule, la chirurgia. Insomma, tutta l’attività a favore dei pazienti oncoematologici: leucemie acute, linfomi e mielomi.

In questi mesi il Civile di Brescia ha ricevuto unità di Cse da donatori volontari dall’Italia, dalla Germania, dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti, dalla Polonia e da Israele. Ma nel periodo clou della pandemia ci sono stati momenti in cui si è temuto che tutto si bloccasse.

 

Nonostante tutto le cellule staminali sono state fornite con regolarità all’Ematologia per 52 trapianti autologhi e all’Usd Trapianto Midollo Osseo per l’esecuzione di 17 trapianti allogenici. Dal punto di vista dell’attività trasfusionale, il primo problema da affrontare è stato la riorganizzazione nella gestione della risorsa sangue. Una risorsa necessaria all’attività trapiantologica.

La gestione di Avis della donazione di sangue durante il periodo di lockdown imposto dal Covid19

La collaborazione con Avis è stata di fondamentale importanza. É stato così garantire e trasmettere ai donatori la consapevolezza che l’unità di raccolta fosse un luogo sicuro e protetto dalla potenziale infezione, come al contrario non poteva avvenire per gli ospedali e i Pronto Soccorsi.

 

A febbraio con la progressiva forzata sospensione di ogni attività chirurgica programmata, si era verificata una situazione abnorme di grande esubero regionale e nazionale di sangue. Una situazione che ha comportato la necessità di imporre una riduzione di circa il 30/40% delle donazioni. Il motivo: non incorrere nel rischio di dover eliminare le unità per scadenza. «Perché, metaforicamente – dice il dottor Almici – il sangue non è un bene “da scaffale senza scadenza”, ma anzi “da bancone frigo con una scadenza definita”. Di conseguenza, va preservato e gestito in modo oculato e ragionato». «Durante le settimane di massima emergenza Covid19 – osserva Almici – la nostra situazione scorte non ha mai rappresentato un motivo di preoccupazione. Siamo sempre riusciti a garantire ai malati emato-oncologici in primis il necessario supporto di concentrati piastrinici ed emazie deleucocitate. Infine, anche a tutti gli altri pazienti non è mai mancato il necessario supporto trasfusionale».

L’aumento di richieste di sangue avvenuto ad aprile

Ad inizio aprile, tuttavia al Civile come in altre strutture si sono progressivamente accorti di un’inversione di tendenza. Un incremento delle richieste trasfusionali per fratture, per pazienti in supporto trasfusionale cronico, ma soprattutto ha iniziato rapidamente a comparire una necessità trasfusionale genericamente riportata come «anemizzazione in Covid». La progressiva dimissione di un sempre maggior numero di pazienti dalle Rianimazioni ma anche dai reparti, ha rimesso in moto la macchina organizzativa. Lo scopo era di riconvertire alla destinazione originaria un sempre maggior numero di reparti. Ed è subentrata una nuova paura: la ripresa dell’attività chirurgica in elezione. Si riproponeva infatti una situazione di carenza plasma, che avrebbe potuto mettere a rischio la sicurezza di garantire il supporto trasfusionale a tutti i pazienti. L’aumento delle donazioni di sangue in stretta collaborazione con Avis e i Centri Trasfusionali di Esine, Chiari e Desenzano, ha consentito di ricostituire le scorte.

 

– dr. Camillo Almici, Referente Organizzativo SIMT Spedali Civili

 

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