Contro un nemico invisibile siamo rimasti operativi ed uniti. Negli ultimi mesi le associazioni hanno dato il meglio di sé per aiutare e per tentare di sostenere il personale medico-sanitario, impegnato in prima linea. Anche l’Avis di Manerbio, seppur in silenzio c’è stata.
“Abbiamo scelto di parlarne ora, a distanza di tempo dalla piena emergenza, perché ora iniziamo anche noi a poter tornare ad una apparente normalità. Sin dai primi giorni di propagazione del Coronavirus abbiamo scelto di chiudere al pubblico la sede di via Palestro 49, pur continuando imperterrita nella sua attività. Il lavoro ordinario della segreteria è stato svolto con l’attivazione immediata di quello che poi è diventato per tutti una ovvia modalità, lo smart-working. La fortuna è stata anche che nell’ultimo anno e mezzo la nostra realtà ha ripreso a pieno regime le proprie attività, innovandosi e rinnovandosi. Questo ci ha permesso di fare la differenza”.
La riorganizzazione della sezione durante la quarantena
La priorità per l’Associazione era tutelare più volontari possibili. “Dopo la condivisione tramite mezzi digitali, con il Direttivo abbiamo stabilito che solo una persona si sarebbe mossa per tenere i rapporti con l’ospedale. La valutazione è stata in base alle informazioni che si avevano inizialmente del virus, il fatto che colpisse le persone di una determinata fascia d’età e con cronicità di alcune patologie”.
La presidente, Marianna Baldo, 33enne donatrice e in stato di buona salute, decide di intervenire in prima persona. “Ho preferito non esporre a rischi inutili il nostro cuore pulsante. Abbiamo scelto con il resto della segreteria un giorno a settimana, salvo urgenze/emergenze, in cui facevo da spola tra sede, centro trasfusionale, e le tre case delle nostre volontarie: Germana, Giliola e Maddalena. Passandoci la documentazione necessaria allo svolgimento delle attività con le dovute precauzioni”.
Dopo l’organizzazione dello smart-working, Germana Riboli ha seguito il calendario chiamate, Giliola Berlinghini ha coordinato l’aggiornamento schede e la lettura della mail della segreteria, Maddalena Febbrari si è occupata della verifica degli esami e delle eventuali sospensioni o cure necessarie agli avisini e alle avisine. Era importante avvisarli per tempo cosicché potessero prendersi cura di sé, il prima possibile.
“Costante il contatto con il Consiglio Direttivo tramite messaggistica whatsapp, importante sapere anche come stava il resto della nostra squadra, ci si faceva forza a vicenda”.
La gestione delle donazioni
Niente stop nemmeno per le donazioni collettive. “Siamo stati in ospedale per effettuare due donazioni domenicali, una il 15 marzo e l’altra il 14 giugno. La prima è stata davvero forte in quanto a impatto emotivo. Nonostante la paura propagasse e fossimo bombardati a livello mediatico di informazioni che cambiavano di ora in ora, vedere la risposta di donatori e donatrici di sangue ci ha commosso. Con le dovute misure di sicurezza come l’accesso contingentato, la prova della temperatura, i contatti costanti i giorni prima con la nostra segreteria per accertarci che le condizioni di salute fossero idonee, con i dovuti dispositivi di sicurezza, si sono presentati a braccio teso.
Quel giorno è venuto anche a trovarci il presidente dell’Avis Nazionale Gianpietro Briola che ha salutato e ringraziato i donatori e il nostro Direttore Sanitario Pierluca Gabanetti, che ha spiegato la situazione e talvolta li ha rassicurati. La seconda collettiva domenicale è stata in occasione della giornata mondiale del donatore di sangue, a metà giugno. Meno tensione ma sempre alta la guardia. Stessa modalità per l’accesso ma si respirava più serenità. Siamo tornati a ridere e sorridere insieme, sotto le mascherine. In questa occasione abbiamo festeggiato i nostri avisini e le nostre avisine con dei pasticcini. È stato bello rivedere i loro sguardi, ascoltare le loro storie e riaggiornarci su diversi aspetti. Le domenicali sono come un incontro tra amici, sono uno dei momenti più aggreganti per la nostra associazione”.
Oltre alle donazioni collettive l’Avis Manerbio ha sempre mantenuto un costante rapporto con il Centro Trasfusionale di riferimento, cercando di rispondere in modo collaborativo ed efficiente alle necessità di sangue richiesto.
“Non abbiamo perso colpi, abbiamo tenuto testa, anche se ad aprile chiamare le persone e trovarle disponibili diventava sempre più difficile. Molte erano in quarantena preventiva, altre, fortunatamente poche, avevano contratto il virus seppur in forma lieve. La nostra associazione ha vissuto lutti familiari, ex donatori, amici, sostenitori. Siamo stati colpiti ma non ci siamo piegati al nemico. Abbiamo proseguito a testa alta. Niente di straordinario, solo continuando a fare ciò che ci viene meglio fare, tendere il nostro braccio e cercare chi lo potesse fare”.
Il futuro di Avis Manerbio oltre il Covid
Oltre alla quotidianità si è pensato al futuro. La presidente era connessa ogni giorno ai social e teneva i contatti con le persone che attraverso Facebook chiedevano come essere utili, come donare. “Essere costantemente connessi era fondamentale. Prendendo i contatti con aspiranti donatori e donatrici e con volontari e volontarie già conosciuti che per un motivo o per l’altro avevano sospeso le donazioni abbiamo potuto garantire una sicurezza anche in questi mesi. Il pensiero era costante al futuro. Se stavamo mandando in quel periodo le persone a donare, considerato chi non poteva farlo per quarantena e motivi vari legati al virus, chi lo avrebbe fatto quando le sale operatorie sarebbero tornate operative? Le domande di ammissione venivano inviate in tempo reale con tutta la procedura da seguire.
Appena l’ospedale ha attivato gli ambulatori abbiamo mandato le nostre nuove reclute a effettuare gli esami, nel frattempo abbiamo richiesto di concludere le valutazioni delle pratiche in sospeso per le riammissioni o le ammissioni precedenti al Covid-19 così da arruolarli quanto prima nella fase di ripresa. Non è stato nulla di diverso da quanto facciamo ogni giorno, abbiamo solo dovuto adeguare le modalità per poterlo fare, e abbiamo così annoverato una trentina di volontari. Nel frattempo molte persone ci hanno anche preso come punto di riferimento per avere informazioni sanitarie e abbiamo fatto da filtro confrontandoci sempre con le figure preparate e preposte a fornire le risposte”.
Il bilancio di una situazione difficile
Un periodo intenso che ha aperto nuove visioni. “Non dimenticheremo questo periodo. Non ci dimenticheremo mai dell’aver perso amici nostri e attivi in altre sezioni, donatori e donatrici di valore che hanno creduto nell’Avis, né tantomeno i famigliari dei nostri volontari e delle nostre volontarie del sangue. A tutti va il nostro abbraccio. Vogliamo ringraziare chi ha detto sì alla nostra chiamata, così come chi non ha potuto. Siamo certi che a breve torneranno in piena attività, così come non dimentichiamo chi non se l’è sentita, comprensibilmente. Non mancheranno per loro altre chiamate. Perché si sa, il sangue non smette mai di servire. Grazie infine ai medici e agli infermieri che da sempre svolgono il loro lavoro come una missione. Non sono stati eroi del Covid, per noi lo sono stati sempre e sempre lo saranno”.
Ci sono stati momenti che hanno però fatto sorridere. “Ci sono state delle occasioni che ci hanno permesso di andare avanti e non ci hanno mai fatto pensare di mollare. Il pranzo della domenica ad esempio. Più volte è capitato che nel gruppo whatsapp del consiglio alle 12.00 della domenica si fotografassero i piatti cucinati e ci si augurasse buon appetito. Un’altra occasione è stata quella di poter consegnare delle uova di cioccolata giganti al reparto Covid del San Camillo di Brescia, alla base elisoccorso degli Spedali Civili, al pronto soccorso di Manerbio. Un pensiero semplice, piccolo, ma che ha creato sguardi sorridenti dietro quei presidi protettivi e un forse un attimo di buon umore.
Meraviglioso anche l’incontro via Skype con SteDj Stefano Pietta, è sempre bello parlare con lui. O ancora quando abbiamo aderito alla lettura della poesia per la biblioteca. Non ultimo ci ha piacevolmente commosso la consegna dell’opera dell’artista Tambalotti in parrocchiale avvenuta domenica 28 giugno. Infine un grazie a chi ci è stato vicino, anche solo chiedendoci: Come stai? Davvero di cuore, grazie a tutti voi”.
E quindi, grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto durante questo difficile periodo da parte di Avis Comunale Manerbio.