Ciò che segue qua e negli articoli delle prossime settimane è l’elaborato discusso da Giulia per la sua tesi durante l’anno accademico 2018/2019. La giovane ragazza ha voluto farne dono come testimonianza diretta di partecipazione attiva nel progetto avisino.
Cogliamo l’occasione per ringraziare Giulia per il regalo che ci ha fatto e pubblichiamo di seguito una parte del primo capitolo della sua tesi. Clicca qui per leggerne l’introduzione.
1.2 Storia di AVIS
L’Associazione Volontari Italiani Sangue è un ente privato, senza scopo di lucro, avente come obiettivo un interesse pubblico, ovvero garantire il sangue e i suoi emocomponenti a tutti i pazienti che ne necessitano. AVIS è anche promotrice, fin dalla sua genesi, della solidarietà e della cittadinanza attiva tra le nuove generazioni.
La storia dell’Associazione, strettamente legata allo sviluppo degli studi attorno al sangue, testimonia il forte impatto educante di AVIS nella formazione della cittadinanza italiana. Il dono del sangue è da sempre elemento centrale nella storia umana perché l’uomo fin dalle sue origini sa che perdere il proprio sangue significa perdere la propria vita e che riceverlo gli consente di tornare a vivere. A tal proposito le innumerevoli immagini popolari del sangue da sempre accompagnano l’uomo lungo il suo procedere e sono anche testimonianza di antiche ambiguità, simbolo di vita o di morte, oggetto di studi scientifici o di magia.
Il grande valore che l’uomo attribuisce al sangue ha permesso che si sviluppasse una storia del sangue. E’ stato prelevato da vittime sacrificali e donato alle divinità, versato nei combattimenti, il sangue è diventato infine simbolo dell’identità di una persona su cui fondare la famiglia, l’amicizia ovvero convenzioni sociali etiche e politiche quali i legami di sangue, di stirpe o di dinastia. Un esempio di questa funzione del sangue è rappresentato anche nella Bibbia dove l’alleanza tra Dio ed il suo popolo si fonda sul sangue di un agnello versato sulle case del popolo eletto risparmiandolo così dalla morte.
Il sangue non è solo il punto di partenza attorno a cui l’uomo costruisce la sua identità, è anche il punto iniziale da cui la medicina prova a comprendere il meccanismo del corpo umano. Nel mondo classico il sangue viene utilizzato per spiegare, attraverso la teoria degli umori, la fisiologia umana e la comparsa delle malattie. I continui studi sul tessuto liquido che circola nel sistema arteo-capillare-venoso dell’organismo, consentono, nel 1628, a William Harvey di fare importanti scoperte sulla circolazione ematica e sull’attività cardiaca, studi portati a termine da Malpighi nel 1661 con la scoperta dei capillari sanguigni.
Le nuove scoperte sulla circolazione del sangue arrivano ad influenzare numerosi ambiti disciplinari, fino ad arrivare nel 1844 a coinvolgere anche quello dell’architettura. A Versailles gli architetti del Re Sole, compreso il modo in cui il sangue circola nelle vene, provano a far circolare l’acqua pompata dalla Senna in tutte le fontane di Parigi, facendo uso proprio degli studi medici sulla circolazione per capire come riuscire in questa impresa architettonica.
Gli studi sul sangue portarono al metodo di cura del salasso, che consiste nel prelevare grandi apporti di sangue al fine di cercare di curare il paziente. Durante il XIX secolo, il salasso lascia però spazio agli studi e alla sperimentazione della trasfusione. Le sperimentazioni sulla trasfusione non sono da rinvenire solo al termine della fine della diffusione della pratica del salasso, ma tentavi trasfusionali sono rintracciabili già nel 1492, quando cercando di salvare Papa Innocenzo III, si prova ad attuare una trasfusione che, purtroppo, ha portato alla morte di tre persone per dissanguamento e alla morte del Papa stesso. La prima trasfusione in Italia molto probabilmente avviene nel 1667 a Bologna, quando Geminiano Montanari prova una trasfusione tra due agnelli che poi viene replicata l’anno seguente a Udine tra un agnello e un cane.
La svolta nella storia della trasfusione avviene nel 1900-1901 quando Landsteiner scopre e classifica i gruppi sanguigni. Questo permette di comprendere che il sangue può essere trasfuso solo laddove ci sia una compatibilità del gruppo sanguigno. Questa scoperta consente alla trasfusione di non essere percepita più come un azzardo sperimentale e porta alla consapevolezza di poter raccogliere e donare il sangue. All’inizio del Novecento però i medici che effettuano questa pratica sono pochi, e solo poche persone hanno potuto accedervi, in pochi ospedali grazie al dono di parenti o grazie a donatori pagati per farlo. All’inizio del XIX secolo, il fabbisogno di sangue inizia a crescere a seguito di grandi catastrofi naturali come il terremoto di Messina e le due Guerre Mondiali. Questi eventi hanno devastato l’Europa, facendo emergere la necessità di avere a disposizione sacche di sangue da poter trasfondere nel momento del bisogno.