Allo stesso modo, ogni anno una percentuale delle persone che si sono correttamente vaccinate in tempo, manifestano comunque sintomi riconducibili ad un quadro influenzale. Questo fa spesso insorgere la convinzione errata che il vaccino non sia una forma utile di prevenzione. Vediamo di capire a cosa serve il vaccino, come funziona e perché può non risultare completamente efficace.
Influenza e vaccini – dati e informazioni generali
L’influenza è una malattia che interessa l’apparato respiratorio. Si manifesta con andamento stagionale ed è causata da quattro diversi virus influenzali, tutti appartenenti alla stessa famiglia, in cui i diversi ceppi si differenziano per la presenza, sulla loro superficie, di determinate proteine.
Le sindromi influenzali interessano ogni anno circa il 9% della popolazione generale e il 26% della popolazione pediatrica, che è quella maggiormente colpita. Si tratta quindi di un fenomeno di notevole impatto clinico ed economico.
La vaccinazione rappresenta ad oggi la migliore strategia di prevenzione contro l’influenza. Questo per due motivi: protegge dal contagio vero e proprio e, in caso di contagio, generalmente riduce la durata e la gravità dei sintomi. Va anche ricordato che la vaccinazione è un gesto che protegge le persone con cui entriamo in contatto.
Quest’anno inoltre i donatori di sangue sono tra le categorie indicate dal Ministero della Salute per cui è stato raccomandato ed offerto gratuitamente il Vaccino Antinfluenzale. Per saperne di più clicca qui.
In linea di massima il vaccino è indicato per tutti i soggetti che non abbiano specifiche controindicazioni alla sua somministrazione. In particolare la vaccinazione è fortemente raccomandata, oltre che gratuita, per i soggetti con più di 65 anni, per gli operatori del campo sanitario, per i soggetti con malattie croniche e per le donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza.
Una sola dose di vaccino antinfluenzale è sufficiente per quasi tutti i pazienti e permette di ottenere una protezione per 6-8 mesi.
L’altra faccia della medaglia
Tutti i virus influenzali esprimono sulla loro superficie due particolari proteine, chiamate NA e HA, che fungono da bersaglio per il vaccino. Caratteristica particolare di queste proteine è la capacità di modificarsi acquisendo caratteristiche nuove quasi ad ogni stagione.
Tali modifiche possono permettere al virus influenzale di aggirare la barriera del sistema immunitario rendendo poco efficace la vaccinazione o causando più episodi influenzali o parainfluenzali nella stessa persona.
Quando si crea un vaccino in laboratorio pertanto, si deve tenere conto delle caratteristiche del virus in modo da poter individuare il ceppo virale maggiormente rappresentato che varia ogni anno e indirizzare contro di esso l’attività del vaccino stesso.
Per questo motivo ogni anno si eseguono studi epidemiologici in grado di elaborare un piano di prevenzione adatto. Nonostante questo però, l’efficacia del vaccino antinfluenzale può variare notevolmente da stagione a stagione.
Sembra che qualcosa stia cambiando
Recentemente infatti è stata pubblicata una ricerca sulla prestigiosa rivista Nature Immunology che sembra aprire nuove frontiere nel campo della vaccinazione antinfluenzale.
Un gruppo di ricercatori australiani ha infatti studiato l’attività di alcune cellule del sistema immunitario. Queste cellule sembrano essere attive contemporaneamente contro tutti i virus. Le cellule, dal nome singolare di “natural killer”, reagirebbero infatti nei confronti delle proteine comuni a tutti i virus invece che contro la porzione variabile.
Una tale scoperta potrebbe portare allo sviluppo di un vaccino attivo nei confronti di tutti i ceppi virali. Questo vaccino potrebbe garantire una copertura totale dalle infezioni da virus influenzale.
Un nuovo passo della scienza e dell’immunologia rappresenterebbe quindi la fine di settimane bianche perse e cene di Natale saltate a causa dell’influenza ma, soprattutto, un enorme passo avanti nella tutela della salute.
– Dr Claudio Bravin