Sempre all’avanguardia: la terapia nucleare
Ostacoli non mancarono di certo alla piena attività del centro per la lotta ai tumori di Brescia. Difficoltà logistiche innanzi tutto. La provvisorietà della prima sede, trovata in spazi di fortuna, diviene negli anni una stabilità che nuoce all’evoluzione del centro.
Un centro che fra l’altro il professor Bestagno aveva ideato (e così funziona egregiamente tuttora) con la collocazione della cosiddetta “camera calda”, cioè il luogo contenente i radioisotopi, proprio nel mezzo dei reparti, mentre sino a quel momento al laboratorio ed al “maneggio” delle materie radioattive era riservato uno spazio decentrato. Nel reparto di diagnostica clinica trovano posto le attrezzature destinate agli esami clinici, accessibile ad interni ma anche a pazienti esterni, mentre nel settore di degenza compaiono un esiguo numero di letti da destinare soprattutto a pazienti sottoposti a terapia con radioisotopi e da mantenere in osservazione per diverse ragioni.
Poi, inutile nasconderlo, l’invidia di qualche collega, legato alla tradizione di reparti radiologici, la scarsa fiducia nei confronti di una terapia affidata al nucleare, soprattutto l’incapacità forse di comprendere le ragioni di accentrare nella medicina nucleare attitudini diagnostiche e terapeutiche proprie.
La strada era ormai tracciata
Il progresso della medicina nucleare divenne inarrestabile. Proprio la citata rapida evoluzione tecnologica diviene banco di prova della tenuta delle intuizioni del professor Maurizio Bestagno. Nel giugno del 1971, in una lunga intervista ad un periodico nazionale, così spiegava questa perenne sfida:
“Il ruolo della medicina nucleare nella clinica è destinato ad essere sempre più incisivo in futuro, non solo per la naturale espansione della disciplina, ma anche per il progredire delle tecnologie che ne costituiscono il supporto. Mi riferisco alla disponibilità di nuovi radioelementi, di nuovi e più perfezionati strumenti di misura e soprattutto alla estensione dell’uso dei più moderni mezzi di raccolta ed elaborazione dell’informazione, di cui le tecniche isotopiche si avvarranno in sempre maggiore misura“.
Nuovi traguardi
Negli anni Ottanta l’innovazione tecnologica introduce gli acceleratori lineari di particelle, utilizzati con profitto in campo terapeutico. E proprio in questo settore che recentemente la medicina nucleare compie nuovi progressi. Nel 1990 viene aperto a Brescia il primo reparto italiano di “Terapia Nucleare“. Vengono approntati all’interno del Centro 16 letti, per ospitare pazienti affetti da patologie dettate da disfunzioni tiroidee, trasformando Brescia in una piccola capitale della speranza, tanto che i degenti provengono, per una terapia insostituibile ormai, per oltre il 70% da fuori provincia. Ancora, progressi e traguardi segnalati a livello internazionale si registrano a Brescia nel campo delle applicazioni nucleari in cardiologia, per la terapia di vascolarizzazione del cuore.
Infine Brescia ed il Centro Nucleare degli Spedali Civili del professor Bestagno, rappresenta il primo esempio di reparto “in condominio“. Nel reparto di degenze protette stazionano infatti anche pazienti proveniente da altri reparti ospedalieri. Un esempio di intelligente sinergia a tutto vantaggio dei degenti.